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 IMPRESE, COOPERATIVE DI LAVORO E BUSTE PAGA.
(Maurizio Berruti 1998)



Le aziende private, come quelle pubbliche, regolano il rapporto retributivo con i propri dipendenti in base ad un contratto collettivo di lavoro. Tale contratto stabilisce, fra le altre cose, quali sono gli orari di lavoro, le mansioni e gli eventuali straordinari. Un'impresa, nel caso in cui non abbia prodotto, in qualsiasi mese dell'anno, a sufficienza per coprire, oltre ai costi di produzione, anche i costi del personale, è costretta ugualmente a rispettare il contratto. Ciò significa che la busta paga del lavoratore non è flessibile, ma rimane costante, indipendentemente dalle entrate dell'impresa e, quindi, nel rispetto dei parametri del contratto. In un'impresa i dipendenti non sono comproprietari, insieme ai titolari, ma "vendono" esclusivamente la loro manodopera alla ditta che ne ha bisogno per funzionare. I soggetti interessati, ditta e lavoratori dipendenti, sono giuridicamente ben distinti e separati. Se dovessimo analizzare, in modo brutale, tale rapporto, potremmo dire che il titolare dell'impresa tende ad a utilizzare al massimo la manodopera, pagandola il meno possibile, mentre il dipendente tende a lavorare meno ore e ad avere retribuzioni sempre più alte. Al di sopra di tutto si inserisce, poi, il mercato mondiale che, con la sua globalizzazione, tende a mettere in concorrenza, non solo le aziende con le altre imprese estere, ma anche il lavoratore con quelli di altri paesi, rendendo il rapporto all'interno della singola impresa rigido e non facilmente modificabile. Cosa ben diversa sono i rapporti all'interno di una cooperativa di lavoro e produzione. Qui, infatti, il lavoratore è nello stesso tempo dipendente e proprietario dell'impresa cooperativistica. Vengono a mancare, cioè, i presupposti che determinano la conflittualità nelle normali imprese. In una cooperativa, la busta paga viene compilata in base all'effettivo reddito che la società nel suo insieme ha prodotto. In altre parole, se la cooperativa ha realizzato un buon reddito, le buste paga del singolo socio lavoratore potranno essere più significative. In caso contrario i soci debbono ridursi la busta paga. Il valore delle retribuzioni è determinato dall'effettivo reddito della cooperativa. Se, ad esempio, una cooperativa di trasporto persone ha un reddito l'anno per vettura di 40.000.000 di lire lordo, a questa cifra dovranno essere sottratte tutte le spese per la gestione dell'autovettura e della cooperativa, nonchè le spese contributive del socio autista. La rimanenza diviene, in parte, e vedremo perchè, la busta paga del socio. L'altra parte di reddito residuo deve essere utilizzato per gli accantonamenti necessari a cambiare le autovetture o a fare investimenti che siano in grado di migliorare la gestione. La cooperativa può anche decidere di aumentare lo stipendio dei soci ma, rimanendo invariato il reddito, dovrà necessariamente ridurre alcune spese, come ad esempio il consumo dei carburanti o la manutenzione dell'autovettura. Poiché i carburanti non si possono comprimere, l'unico elemento di consumo che può essere ridotto è la manutenzione dell'autovettura. Strada chiaramente impraticabile, perché andrebbe in senso contrario rispetto alla necessaria sicurezza del servizio. E' chiaro quindi che, in una cooperativa di lavoro, la busta paga del socio non è determinata in modo rigido da un contratto nazionale di settore, ma è di volta in volta decisa in relazione al bilancio della società. Per ritornare, infine, alle imprese diverse dalle cooperative, la busta paga base dei dipendenti si aggira generalmente intorno a 1.350.000 di lire. A tale importo vengono aggiunte altre voci, quali l'anzianità di servizio, indennità (rischio etc.), mansioni e così via. E' evidente che tutto questo, in una cooperativa di lavoro, non è automaticamente possibile.