|
Pagina 1 | Pagina 2 | Pagina 3 | Pagina 4| Pagina 5|Pagina 6|Pagina 7 |Pagina 8 |
in tutto questo, emerge. Ma a chi giova “spingere”
con tanta veemenza e, in questo subdolo modo? |
distribuzione dell’economia italiana, in un coacervo d’interessi intrecciati, che vedevano e vedono, banche con cointeressenze azionarie in imprese alle quali prestano i soldi, membri di consigli d’amministrazione, che occupano quel posto anche in imprese concorrenziali e in seggi parlamentari. Un enorme, equilibrato intreccio di potere, che per il proprio mantenimento, deve impedire ogni reale cambiamento della politica, dell’economia e delle leggi italiane. L’Europa ha spostato sia i giocatori, che il tavolo, in ambiti non più “caserecci”, gettandoli nell’agone internazionale. Le “carte del gioco”, non le dà più un amico compiacente, ne si può più contare su di un arbitro addomesticato. Le imprese, i mercati, i popoli che si sono uniti sotto la comune bandiera Europea, non possono permettersi che un membro, neppure tanto importante, come l’Italia (sotto il profilo dell’economia), rallenti il cammino di tutta la comunità, per suoi problemi di equilibri interni. Gli interessi globali, prima o poi, costringeranno il nostro bel paese, ad applicare l’economia di mercato e la selezione vera delle imprese. Qualche cosa sostanzialmente è cambiato. Come già si può vedere con le difficoltà che incontra il salvataggio della compagnia di bandiera Alitalia, dove parti politiche interessate al mantenimento dell’attuale situazione, spingono il governo, magari mettendogli in bocca delle decisioni prossime che non sono nemmeno state paventate, ad intervenire con aiuti statali illegittimi che la comunità europea boccerebbe senza pietà. Di questa “rivoluzione” ineluttabile, i “padroni del vapore” e le parti politiche, finanziare, sono ben consapevoli fin dall’inizio. I loro “imperi” cominciano a scricchiolare. Bisogna disinvestire i capitali dalle aree non più protette, dal tipo di politica nostrana e cercare di conquistare nuove filiere (interi settori), dove avere il monopolio che garantisce e protegge, dalla novella concorrenza regolata dalle commissioni europee. In Italia, non c’è molto da conquistare. La chimica, un tempo bandiera del paese, se n’è andata per altri lidi, |
Segue pag. 3
Pagina 1 | Pagina 2 | Pagina 3 | Pagina 4| Pagina 5|Pagina 6|Pagina 7 |Pagina 8