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Notiziario N.29 Ottobre 2004
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 l’amministrazione comunale ad essere investita del problema. 
La Provincia, la Regione, la Magistratura devono fare concretamente la loro parte.
 Senza dimenticarci del Parlamento dove sono depositate proposte della legge quadro, per consentire ai noleggiatori di prelevare clienti in tutta Italia indipendentemente dal comune che ha rilasciato l’autorizzazione.

Liberalizzazione del settore taxi
. E’ questo il punto più importante di tutta la trattativa.
Il sindaco Veltroni con la sua giunta si è dichiarato contrario alle proposte di riforma del settore taxi avanzate dall’Antitrust e dall’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici del comune di Roma.Una presa di posizione importante, da non sottovalutare. Però se crediamo che il problema sia stato risolto siamo proprio fuori strada.

Maurizio Berruti , su questo notiziario, ha spiegato più volte, in modo chiaro e dettagliato, che la battaglia sulla liberalizzazione del settore taxi si gioca su altri tavoli, con altri interlocutori, che stanno sopra lo stesso Veltroni.
 Sono i “Pupari” quelli che muovono i fili della politica e dell’economia europea e mondiale: la grande finanza e le multinazionali, che vogliono avere il controllo totale sulla vita dei cittadini. 

Lavoro, sanità, pensioni, istruzione, trasporti ecc. devono essere sottomessi ai loro interessi.Appoggiati da importanti organi di stampa e da politici conniventi (attenzione si di centrodestra che di centrosinistra!) stanno portando avanti da anni una campagna denigratoria contro il servizio taxi.

Il ritornello è sempre quello: sono pochi e cari. La soluzione? Ce la indica l’Antitrust e l’Agenzia comunale per il controllo dei servizi pubblici del comune di Roma: raddoppiare i taxi in circolazione di modo che, una volta affamati, i tassisti    sono    costretti     ad    abbassare le tariffe  per    poi    vendere   la propria   licenza, a prezzi   stracciati,  a  società   di capitali pronte a

farsi carico del settore taxi. Non dimentichiamo che c’è una legge costituzionale (la n.3 del 2001) che consente alle regioni, in materia di trasporto persone, di legiferare in deroga alle leggi nazionali. In soldini vuol dire che le tutele contro le società di capitali previste per la nostra categoria dalla legge quadro 21/92, possono essere modificate dalle regioni come e quando vogliono.Se questa è la realtà, bisogna ammettere che le risposte date dalla categoria sono state insufficienti fuorvianti. Ancora mi chiedo che senso ha avuto, fare, su questo punto, uno sciopero locale, circoscritto soltanto a Roma, quando la questione è di carattere nazionale e probabilmente europeo.Speriamo almeno che, tra i numerosi “sindacalisti”, ci sia stato qualcuno capace di dare risposte sia all’Antitrust che all’Agenzia comunale, smontando pezzo per pezzo le loro analisi fasulle con argomentazioni concrete e dettagliate.Ma speriamo soprattutto che i tassisti comprendano che siamo arrivati al capolinea. Le risposte sindacali anche se fossero all’altezza della situazione (e secondo me non lo sono) ormai non possono più bastare.E’ ora di capire che certe battaglie si combattono anche con la nostra capacità di sapersi rinnovare per offrire un servizio sempre più efficiente, qualificato e trasparente.Per far questo c’è bisogno di strutture economiche serie, competenti e ben organizzate.Saranno capaci i tassisti di prendere in mano il proprio futuro e mandare a quel paese i diversi azzeccagarbugli, falsi sensali e maneggioni che pensano soltanto ad arricchirsi sulle loro spalle?
                                
Maurizio Giordani
  
                      

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